L'INTERVISTA

Paolo Perego (CTO Svicom): dove e come il proptech crea valore nel real estate

Che cosa fa un CTO in una società di real estate? Lo racconta a Proptech360 Paolo Perego, in carica da pochi mesi in Svicom, che è un’azienda con una forte componente proptech. “Vogliamo portare l’esperienza di digital transformation maturata nel retail nelle altre asset class immobiliari, a cominciare dal residenziale”

Pubblicato il 09 Mag 2024

Paolo Perego, CTO Svicom SpA Società Benefit

“Non lo avevo notato, ma diversi fornitori mi hanno sottolineato che non è abituale trovare un CTO nel real estate”. Paolo Perego da inizio 2024 ricopre il ruolo in Svicom che, precisa subito, non è una società real estate ordinaria, in quanto si caratterizza da una forte componente tecnologica, tanto da essere partner dell’Italian Proptech Network del Politecnico di Milano dalla sua costituzione.

Perego viene da esperienze in diverse industry, dall’entertainment alla grande distribuzione organizzata. In questa sua prima intervista nel nuovo ruolo racconta a Proptech360 il lavoro in Svicom, gli obiettivi e le opportunità offerte dalle tecnologie digitali per il real estate, che diventerà sempre più proptech.

La prima volta di un CTO in Svicom e una rarità nel real estate. Il suo incarico è anche il segnale di un cambiamento di una industry. Quale la sua missione all’interno di una società di servizi come Svicom
Comincio con una precisazione: Svicom non è una semplice società di real estate, ma “una proptech d’eccellenza nel property management”, come è stata riconosciuta nel 2023 in occasione del Forum di Scenari Immobiliari. Si tratta, quindi, di una società real estate con una forte componente tecnologica. Detto questo, confermo non essere così usuale la presenza di un CTO nel real estate.

Qual è il lavoro di una figura che non c’era in una industry che ne ha tanto bisogno?
Posso rispondere con quello che ho cominciato a fare da qualche mese in Svicom: un assessment dei sistemi in un’azienda che negli anni ha costruito molti asset tecnologici. La maturità dei sistemi che ho trovato è tale che si è resa necessaria una figura di governance centrale per riuscire a gestire l’insieme come un unicum e non più come una serie di progetti diversi, startup, attività magari focalizzate in una singola area di business. Era arrivato il momento di avere una visione di governance centralizzata, rendere i vari sistemi parlanti per ottenere una maggiore efficienza e ottimizzazione, oltre a cogliere nuove opportunità”.

Può farci un esempio?
Mercato di Mezzo a Bologna, vicino Piazza Maggiore. A Svicom è stata affidata da Coop Alleanza 3.0 la gestione della food hall presente in una tipologia di asset inedito per la società che ha affrontato anche un’esigenza molto verticale di waste management. È stato realizzato un progetto pilota, che sta funzionando e adesso va reso mainstream, esportandolo in altri contesti simili. Questo è uno dei compiti del CTO, ovvero portare e condividere un punto di vista più ampio rispetto al singolo caso d’uso per poi rendere tutti i sistemi parlanti fra di loro. È in questo modo che si creano efficienza e nuove opportunità, oltre a reale innovazione.

Mettendo a sistema la tecnologia si può quindi creare valore, anche nel real estate. Quali sono i focus 2024 su cui state lavorando?
Il primo l’ho anticipato: razionalizzare e ottimizzare gli asset tecnologici esistenti per poi renderli ancora più trasversali.

Che cosa significa?
Portarli in nuovi mercati. Svicom ha una leadership indiscussa nel retail, ma sta portando avanti un importante percorso di diversificazione, da ultimo con l’ingresso nel living. A tal proposito, tra i vari mandati, ricordo la recente gestione del complesso luxury delle residenze Libeskind a CityLife a Milano. Portare l’esperienza di digital transformation maturata nel retail nelle altre asset class immobiliari consente di creare un importante vantaggio competitivo. Questo è un obiettivo strategico di lungo periodo che permetterà ai nostri asset tecnologici di esprimere grande valore.

L’ingresso nel residenziale vi porta in un mercato dove c’è una minore attenzione alla tecnologia, anche perché c’è una diversa pressione sui costi e sui ricavi rispetto al retail. Diciamo che nel living siamo abituati a gestioni più… tradizionali. Quali vantaggi può portare una proptech come Svicom, cominciando dalla fascia luxury?
Faccio un esempio molto pratico: l’amministrazione di condominio. Si sente parlare di tediose riunioni, di difficoltà nell’accesso alla contabilità reale o ad un puntuale monitoraggio delle spese comuni. Grazie alla tecnologia e all’expertise consolidata nel core business retail, Svicom è in grado di garantire trasparenza e immediatezza anche nella gestione di asset living. Infatti, i tools utilizzati ci permettono di dare a proprietari e occupier riscontri in tempo reale, generando enormi vantaggi.

D. Quali?
Un esempio chiaro su tutti: oltre a fornire il monitoraggio del consumo di energia ed acqua con l’IoT, sensori e smart automation in maniera ancora più semplice grazie ad un nostro tool, già ampiamente impiegato nel retail e ora implementato nel living, possiamo anche analizzare le fatture dei consumi, individuando non solo eventuali errori di fatturazione, ma anche analizzando i trend di utilizzo per ottimizzare i consumi e dare la possibilità di ricontrattare le condizioni tariffarie con i fornitori. Inoltre, si ha contezza in tempo reale del budget approvato e se viene rispettato, attività solitamente rimandata di anno in anno con i conseguenti disagi.

Nel retail molte cose sono accadute e stanno accadendo. Se i vantaggi sono così evidenti e importanti, che cosa frena il proptech nel residenziale? Sono solo ritardi strutturali o c’è altro?
Svicom ha dimostrato nel mondo del retail che, grazie alla tecnologia e a professionisti competenti in questo settore, è possibile ottimizzare diversi processi, anche riducendo i costi, e di conseguenza riuscendo a creare valore.
In genere il real estate non è considerato uno dei settori “apripista” nell’affrontare la digital transformation, infatti c’è ancora chi si sorprende che una società del settore abbia un CTO.

Penso che il freno principale da superare sia riuscire a far comprendere le opportunità per il cliente e il vantaggio competitivo per l’azienda che derivano dal digitale e dalla tecnologia. Ritengo comunque che non si debba generalizzare, perché in ogni settore il vero fattore distintivo sono, prima di tutto, le persone, la loro formazione e le competenze, che definisco come i fattori abilitanti del cambiamento.

Rispetto ad altre aziende che operano in settori ritenuti comunemente come più evoluti dal punto di vista dell’innovazione tecnologica rispetto al real estate, in Svicom ho trovato una enorme professionalità e un approccio consulenziale che reputo essere fondamentale per un reale cambiamento. Inoltre, l’attenzione riservata alla formazione interna è davvero molto alta ed entro la fine dell’anno tutta la nostra prima linea sarà certificata AgilePM Foundation.

Come affrontate le tecnologie per mantenere attuale il vostro ecosistema digitale?
Il tasso di evoluzione è talmente ampio che è necessario monitorare con attenzione costante le evoluzioni tecnologiche, aspetto su cui siamo impegnati anche grazie alle nostre relazioni con le università a partire dal Politecnico di Milano. Ci sono, però, anche tecnologie consolidate che, nel tempo, devono essere sempre ottimizzate e aggiornate, in quanto costituiscono le fondamenta dell’azienda. Il nostro ecosistema digitale va, quindi, mantenuto solido: questo significa anche individuare nuovi partner di fiducia ed intercettare nel mercato nuovi tool e applicazioni, puntando poi a farli diventare asset proprietari. Credo quindi sia fondamentale un approccio ibrido fra il breve e medio periodo, includendo anche una visione a più lungo termine.

D’accordo. Ma vista la velocità con cui le tecnologie corrono, i tempi di implementazione e di applicazione, come si fa a mantenere la rotta, soprattutto in un mercato ancora poco digitale?
 Quando parlo di tecnologia, faccio sempre l’esempio della barca: se non si monitora costantemente la rotta, è sufficiente sbagliare di un grado e partendo da Genova si arriva in Corsica anziché in Sardegna. A questo servono i sistemi: ad aiutare l’azienda a tenere il timone nella rotta giusta.

Non possiamo non chiudere sull’intelligenza artificiale. Come state affrontando la GenAI? Come la state portando all’interno delle vostre applicazioni?
Stiamo valutando le potenzialità. Abbiamo già esperienza sul machine learning, per esempio nelle applicazioni che ricordavo prima per il controllo, mediante analisi e studio di bias delle fatture dei consumi, o del waste management. Inoltre, gestendo immobili, abbiamo a che fare con persone e, quindi, c’è sicuramente ampio spazio per l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa a supporto dei servizi che offriamo, ad esempio introducendo una tecnologia di questo tipo nei turni notturni o durante le festività: ci stiamo lavorando ma non è ancora un prodotto maturo da offrire ai nostri clienti.

(Contenuto realizzato in collaborazione con Svicom)

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Giovanni Iozzia

Direttore di EconomyUp e InsuranceUp, ha studiato sociologia ma da sempre segue la tecnologia. È stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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